L’invidia sociale è la malattia del secolo, amplificata anche dall’uso smodato dei social. È una malattia vera e propria perché causa uno stato di sofferenza psichica nel malato ed è anche una malattia di cui si parla poco e che non dipende necessariamente dal proprio status ma colpisce indiscriminatamente. Ad esempio sui social non si parla di invidiosi ma di “haters”, tradotto letteralmente “odiatori”. Ma quale odiatori? Sono semplici invidiosi che, nascondendosi dietro la tastiera, riescono a sfogare in maniera industurbata la loro frustrazione. Ci sono anche gli invidiosi latenti, ancora più pericolosi, in quanto subdoli perché, se non riconosciuti in tempo, potrebbero insinuarsi nella nostra vita, spingendoci a compiere scelte sbagliate.
L’invidioso può invidiare tutto, qualsiasi cosa, anche l’immunità all’invidia, ma, in media, gli aspetti dell’altro più invidiati sono: l’aspetto fisico, le relazioni amorose / sociali soddisfacenti e lo status economico. Sebbene l’essere invidiosi non dipende assolutamente dal “punteggio” che si ha in questi ambiti della vita, ma semplicemente dal proprio carattere. Anzi è proprio l’invidioso che crede che ci siano dei parametro esteriori di default sulla base dei quali definire la propria felicità (anche se è ovvio che senza pane e isolati la qualità della vita non sarà al top). Come difendersi? Partiamo dall’invidioso manifesto che attacca e cerca lite in maniera palese. Qui ci sono due casi possibili. Coloui che sbraita e parla e si limita a fare pettegolezzo (sovente per fare terra bruciata attorno) e chi agisce. Nel primo caso ricordate sempre che terra bruciata si può fare solo se la terra che brucia è anch’essa invidiosa. In questo caso la strategia è semplicemente ignorare e alzare il livello (come l’aquila che per liberarsi dal corvo, l’unico animale che prova ad attacarla, si libra semplicemente ad altezze più elevate in modo che il corvo si stacchi da sé per mancanza di ossigeno). Se il pettegolezzo danneggia in qualche modo la vittima dell’invidia, si ricade nel secondo e si adotterà la teoria del carro armato o principio della massima energia. Quando interferenze così basse minano il nostro benessere vanno estirpate in maniera radicale e incisiva con ogni mezzo a disposizione. Ciò servira anche da monito per il prossimo invidioso molesto, che dovrà essere consapevole, che subirà guerra e sconfitte in caso di attacco.
È ovvio che è sempre consigliabile (anche per buona educazione e galateo) mai ostentare, evitare i social, che di buono fra l’altro portano veramente poco e mantenersi il più riservati possibile sulla propria vita privata e i propri affari. I principi buonisti del mostrare il proprio lato debole per farsi “ben volere” a mio avviso funzionano poco, perché, a meno che non siate medici, pensare di curare le malattie degli altri è un po’ presuntuoso. È molto più facile ed efficace, per il nostro benessere, allontare le persone negative e fidarsi del proprio istinto. Ossia, dopo aver interagito con una persona, come mi sento? Meglio? Peggio? E trarre le dovute conclusioni.
L’altra categoria è l’invidioso subdolo. In questo caso è importante acquisire gli strumenti per riconoscerlo. Generalmente queste persone non hanno interessi e sono dedite allo spetteguless. Gli argomenti principali di conversazione sono le vite degli altri: vi renderete conto di come, purtroppo, questa categoria è diffusa. È difficile che abbiano progetti concreti nella loro vita e spesso sono impegnate nel distogliere gli altri da qualsiasi iniziativa di miglioramente o sono paladini della filosofia dell’accontentarsi. Un’altra loro caratteristica è la loro mancanza permanente di gratitudine. Quindi, quando vedete questo genere di persone seguite il consiglo di Gandalf il Grigio “Fuggite Sciocchi”.
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