La Finta Evoluzione della Società Contemporanea

Lo scopo di questo articolo non è una critica inutile, noiosa e moralistica – cosa che accade dai tempi dei Faraoni e che indica solo una paura del nuovo – della società contemporanea, ma l’osservazione oggettiva che, mentre alcune cose sono sostanzialmente migliorate rispetto al passato, a livello teorico, nella pratica, le condizioni reali di vita diventano sempre più difficili. La consapevolezza umana aumenta sempre, ed è un processo inevitabile ma, proprio per questo, a volte sembra che le condizioni esterne siano sempre più difficili.

Parliamo ad esempio di salute mentale. In particolare dopo il Covid, c’è stata una crescente consapevolezza dell’importanza della salute mentale e dello stile educativo dei bambini e degli adolescenti. Per fortuna si fa notare che non siano gli adolescenti di oggi, ad essere più “delicati” degli “adolescenti del passato”, ma c’è semplicemente una maggiore consapevolezza e si dà un nome chiaro a comportamenti disfunzionali.

Nella pratica, però, le condizioni socio-economiche sono sempre più difficili e molte attività che prima erano gratuite, soprattutto nelle scuole, diventano sempre più elitarie. Il risultato è che molti bambini e adolescenti si isolano, o vengono parcheggiati davanti ai social o altri strumenti di distrazione di massa, e poi, nei casi più illuminati, inviati dagli psicologi perché depressi. Una terapia psicologica, per poter funzionare, deve essere tale che anche le condizioni esterne possano rendere possibile un miglioramento. Se questo miglioramento non è possibile, essa perde il suo significato. Tutto ciò è accompagnato dal dilagare di teorie new-age secondo cui l’essere umano è il creatore della propria realtà. Queste credenze sono estremizzate e portate al limite e la persona, invece di rendersi conto che l’ambiente circostante è totalmente inadatto alla sua crescita e al proprio sviluppo, inizia un processo di auto colpevolizzazione, che alimenta una spirale di negatività. Inoltre, esperienze positive significative reali – non virtuali – all’esterno di un contesto disagiato, in età infantile e adolescenziale sono un mezzo di contrasto positivo al trauma.

Forse, andrebbe anche rivisto il modello di famiglia, e data la possibilità, attraverso le risorse economiche, agli adolescenti, di distaccarsi dalla famiglia e sviluppare sé stessi. Cosa impossibile senza risorse adeguate economiche. E questo dovrebbe essere reso fattibile, il prima possibile. Spesso, con la maggiore età, l’indipendenza economica è ancora una chimera. In altri casi, la dipendenza economica dai genitori, rende meno chiari ai figli contesti palesemente disfunzionali.

Le “famiglie sane” non avrebbero da preoccuparsi per due motivi fondamentali. L’essere umano, per sua natura, ama le figure genitoriali, se è stato amato. Nessun adolescente o giovane rinnegherebbe chi gli offra risorse materiali e supporto emotivo, e soprattutto amore.

Quando non ci sono le condizioni economiche di benessere materiale, a meno di situazioni gravi, la salute mentale, ossia il benessere emotivo, non è, sovente, una priorità. Inoltre, nella nostra società, de facto, l’importante è essere produttivi, non essere felici.

La consapevolezza è aumentata a tal punto da rendere comunque impossibile la mancanza di presa di coscienza dell’esistenza del trauma nell’infanzia e nell’adolescenza e del suo impatto sulla vita adulta, ma ancora non si va ad agire in maniera completa sulla possibile eliminazione della causa, ovvero sull’esistenza del trauma.

Gli esseri umani non sono oggetti o vasi rotti che possono essere riparati o rincollati sempre e comunque dopo traumi, spesso estesi per anni. Non risolvere i problemi alla radice, apporterà, nel migliore dei casi, solo un miglioramento assolutamente marginale e trascurabile.

Un’altra realtà interessante, è la condizione della donna al giorno d’oggi. I movimenti femministi del passato sono stati snaturati e hanno inculcato la tendenza che la donna fosse uguale all’uomo, che biologicamente è falso. La donna non è né superiore, né inferiore all’uomo, semplicemente differente. Queste credenze estremizzate hanno portato a una sorta di lotta fra femminile e maschile, che, invece di integrarsi, si combattono a vicenda con conseguenze catastrofiche. E le conseguenze sono più nefaste per la donna, dato che la società odierna è palesemente maschilista e patriarcale, e creata in funzione dei bisogni del maschile.

II femminismo nasceva come movimento di opposizione all’abuso sulle donne, che in moltissimi casi si traduceva e si traduce in violenza domestica, dopo le scoperte degli effetti dei traumi, spesso abusi sessuali, sull’insorgenza delle malattie mentali (siamo ai tempi dell’isteria).

Come movimento oppositivo a questa tendenza, si sono sviluppati dei sentimenti nostalgici di ritorno alla famiglia tradizionale, che in moltissimi casi sono degenerati in una palese oggettivazione della donna. Dimenticando, fra l’altro, che molti mostri ideologici presenti nella società moderna, sono stati generati proprio dalla famiglia tradizionale. Questa non è una critica assoluta alla famiglia tradizionale, bensì all’omertà che ruota attorno a molte “famiglie – più o meno – tradizionali”. A mio avviso queste situazioni si vengono a creare nel momento in cui nel nucleo costituito vengono a mancare – dal principio stesso – l’amore e la creazione di una famiglia deriva più da esigenze imposte che naturalmente desiderate.

Il ritardo nel distacco da una realtà traumatica è però proprio il risultato della situazione socio-economica. Gli adolescenti di oggi non sono sufficientemente motivati – parliamo delle classe media e medio bassa, ossia della maggioranza nei Paesi occidentali – a sviluppare sé stessi e a realizzare sé stessi all’interno della società, e la responsabilità, a mio avviso, è proprio delle possibilità di auto-realizzazione offerte della società stessa.

La violenza e l’oggettivazione delle donne si combatte solo con un’adeguata indipendenza economica, cosa sempre più difficile nella società odierna. Il resto è propaganda.

Anche una idealizzazione quasi angelica della donna rispetto all’uomo è sbagliata. Si tratta, a mio avviso, di traumi psichici che si ripercuotono a catena. Sostenere il contrario, equivarrebbe a negare l’importanza che la figura materna abbia nella formazione della psiche dell’uomo, che è pura fantasia. È innegabile invece che molte donne, che non abbiano un ruolo significativo all’interno della società, educhino invece i figli “con pugno militare”, come dei dittatori che ricerchino potere e obbedienza dai figli, visti più come sudditi che come essere umani.

Questa situazione della donna, secondo me, è ancora più estrema in Italia, rispetto al resto dell’Europa.

Un altro aspetto inquietante è lo sdoganamento, se non addirittura la celebrazione, della superficialità, dell’egoismo e della manipolazione al fine di raggiungere i propri obiettivi. Oggi, sfruttare gli altri per raggiungere i propri obiettivi, più o meno a lungo termine, viene considerato, spesso, una mossa “furba”. Questo soprattutto nelle relazioni umane, dove sovente, chi non si confà a questo trend viene considerato “pesante”, quando, in realtà, la qualità delle relazioni umane è proprio una delle fonti di realizzazione nella vita. Ciò è in assoluto contrasto con l’apparente attenzione verso la salute mentale, dato che, in una società assolutamente competitiva, comportamenti psicopatici, rischiano di diventare modelli da imitare per raggiungere i propri obiettivi.

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