L’Importanza dell’Intelligenza Emotiva nel Management Aziendale

Una delle possibili definizioni di intelligenza, a mio avviso, è la capacità di fare collegamenti e comprendere le cose in maniera veloce. Questo vale anche per le “cose umane”. È fondamentale, quindi, che il management, ossia l’insieme delle persone che prende le decisioni all’interno di un’azienda, abbia le competenze emotive e intellettuali per poterlo fare.

A mio avviso, i colloqui di lavoro, andrebbero fatti da risorse umane e soprattutto manager, che abbiano l’inteligenza emotiva e le capacità per cercare di comprendere chi hanno di fronte.

Nessuno è perfetto, ma, a mio avviso, l’umanità si divide in chi vuole costantemente migliorarsi e comprendere i propri limiti e chi no. In chi ha una mentalità aperta, e in chi potrà girare il mondo, ma resterà sempre con la mentalità della commare del paesino. All’interno di questa seconda categoria, ci sono anche quei soggetti pericolosissimi che non solo, non hanno alcuna voglia di mettersi in discussione, ma anzi, estroiettano la loro frustrazione creando problemi agli altri, e quindi, all’organizzazione di cui fanno parte.

In questo contesto, è compito del manager, sapere riconoscere e rieducare – quando possibile, altrimenti limitare i danni – questi soggetti. Ovviamente, se questi elementi non vengono riconosciuti e vengono lasciati imperversare, non si possono avere risultati positivi.

Questa riflessione è nata, in un contesto extra lavoro, all’interno di un gruppo di professionisti che avevano da poco concluso un MBA.

Io non credo nella distinzione lavoro vita privata, nel senso che una persona mentalmente instabile e problematica nella vita privata, difficilmente potrà essere un buon manager in ufficio. Nel lavoro siamo sempre noi stessi.

Diversi soggetti hanno attirato la mia attenzione.

All’interno del gruppo, un soggetto fortemente tossico, disfunzionale e portatore di invidia patologica, allontana tutte le donne di cui è invidiosa dal gruppo e alcuni soggetti, neanche hanno il livello di intelligenza emotiva per comprendere comportamenti fortemente carichi di odio, oltre che, atteggiamenti assolutamente non inclusivi per nuove persone del gruppo. Altre persone, invece, mi hanno sorpreso in maniera estremamente positiva perché, davanti ad atteggiamenti di pura follia, hanno cercato soluzioni proattive e positive.

Un altro aspetto esilarante di questo soggetto, è vedere il grado di libertà nello sputare commenti acidi gratuiti e assolutamenti non divertenti, senza che nessuno si scandalizzi. Conseguenza: disgregazione del gruppo e fuga delle donne che ne fanno parte. Nel tempo libero, ovviamente, una persona di buon senso allontana molto velocemente un soggetto come questo, come un appestato. Nel lavoro questo potrebbe non essere possibile e quindi, questi comportamenti, andrebbero squalificati sul nascere. Un’organizzazione dovrebbe definire cosa è tollerato e cosa no.

Come riconoscere un soggetto di questo tipo?

  • Manifesta un’antipatia assolutamente ingiustificata – per mancanza di conoscenza e interazioni pregresse – verso soggetti femminili che per qualche motivo hanno attirato l’attenzione di uno degli uomini del gruppo;
  • Comportamenti fortemente opportunistici;
  • Frecciate al veleno gratuite e assolutamente non divertenti.

Riguardo a quest’ultimo punto, c’è una caratteristica comune di molte donne di questo tipo, che mi ha colpito. Queste persone sovente non hanno argomenti di conversazione – purtroppo sono persone che dedicano molta della loro vita a parlare degli altri – e attaccano invece chi ha molti interessi, in maniera distruttiva. Per fare un esempio, una serata, al circolo di tennis, si parlava di investimenti finanziari, senza scendere in dettagli tecnici – argomento che a mio avviso dovrebbe interessare ogni persona di buon senso -. Una donna del gruppo esordisce in maniera acida che non stava ascoltando perché era addormentata da un pezzo.

Io adesso mi rivolgo a chi assume nelle aziende, e magari fa anche i budget per gli MBA – non so chi lo abbia finanziato alla persona in questione -: ma credete che una persona del genere, siamo ottimista, prattiva e con spirito di iniziativa? Cosa possiamo aspettarci in ufficio da persone che passano il proprio tempo libero a sputare veleno? Ovviamente questo non è stato un episodio isolato.

Un altro soggetto finito sotto la mia lente di scrittore, aveva finanziato il proprio percorso executive di studi. E a mio avviso era stato anche un buon investimento dato che, a poco più di trent’anni aveva ricevuto un’ottima offerta manageriale per una multinazionale in Italia. La società presso cui lavorava al momento – una multinazionale di successo -, non credeva, invece, in lui. Quello che mi ha sorpreso è che le posizioni manageriali, a mio avviso, dovrebbero essere riservate a chi sia capace di gestire le persone e sappia farlo. Questo significa anche amare le interazioni con le persone. Invece vedere un soggetto fortemente opportunista e con scarsissime competenze sociali essere selezionato, mi ha fatto molto riflettere sui criteri di selezione.

Per finire, mi hanno sorpreso anche i livelli di superficialità emotiva che raramente, avevo visto in Italia.

Perché sono fondamentali l’integrità e l’intelligenza emotiva? Per poter dare il buon esempio e fare ciò che vorremmo vedere realizzato. Purtroppo senza coerenza interiore, non si può dare alcun contributo.

E che consiglio dare invece alle persone tossiche? Che spesso non hanno alcuna fiducia nelle relazioni umane, ad esempio di amicizia, perché sono loro i primi a non crederci. Quello che possiamo dire è che la condizione naturale dell’essere umano è essere in armonia, soddisfatti e felici. E se tutto ciò è molto lontano, bisogna lavorare in profondità per raggiungere i nostri obiettivi.

Parlare di quello che non ci piace, non è un fine, ma un atto di consapevolezza, per comprendere che certe situazioni, seppur frequenti, non sono normali, e non dobbiamo consentire a nessuno di abbassare i nostri standard.

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