Dopo circa due anni un’idea sul Lussemburgo onesta e stabile c’è.
Proprio questa mattina leggevo su una nota rivista di viaggi digitale, che il Lussemburgo è uno dei Paesi più felici e generosi del mondo e stavo per rotolarmi per terra dalle risate. A tal proposito volevo aggiungere due nuove perle da portare alla consapevolezza degli esterofili:
- Farmacie a pagamento
Qui alle sei tutto chiude – di venerdì, il sabato molto prima – e quindi potrebbe capitare di dover andare in una delle farmacie di guardia, ma non di notte, bensì di sabato pomeriggio, e dovrete pagare oltre cinque euro – che potrebbero essere di più del prezzo del paracetamolo che state acquistando – di tassa per poter acquistare qualsiasi prodotto. Stiamo parlando di farmacie regolarmente aperte al pubblico.
Un’altra cosa molto importante è prestare molta attenzione alle ricette mediche. Potrebbe capitare di dover seguire una terapia. Se per qualche motivo il farmacista e / o il medico sbagliano qualcosa è finita. Il mio oculista mi aveva prescritto una terapia per entrambi gli occhi. La farmacista aveva mal compreso la ricetta e quindi risultava che io avessi acquistato tutto il collirio necessario per la cura. In realtà così non era e la farmacista si era rifiutata di darmi il medicinale. Dovetti farmi venti chilometri e andare in un’altra farmacia di guardia e spiegare che, sebbene l’errore l’avessero fatto loro, il farmaco lo pagavo io ma lo prendevo. Qui il farmacista ti fa una copia della ricetta e ti fa pagare anche i dieci centesimi: qui, nel paradiso, si ammazzano per cinquanta centesimi. Dimenticate la mentalità italiana della generosità e condivisione, tipica soprattutto del Centro-Sud Italia.
2. Mascherina Caritas: solo il portafoglio conta
Alla Caritas, dove facevo la volontaria, mi avevano regalato una delle mascherine dell’organizzazione che sono in vendita per beneficienza o donate ai volontari. Ai poveri vengono offerte le normali mascherine chirurgiche. Ogni volta che indosso questa mascherina l’atteggiamento nei negozi cambia. Non sono casi , ma una teoria be sperimentata: le persone, fanno l’associazione Caritas povertà – dovete comprendere che all’estero, non avendo stile, a meno che non si vada col SUV di venti metri – o con i cartellini degli abiti che indossate o non ostentiate qualsiasi cosa, questi personaggi con mentalità da Paese, penseranno che siate poveri e per questo saranno autorizzati a trattarvi male. Ma che bel paradiso…
Ad esempio oggi, trenta minuti prima della chiusura, mi hanno intimato in un buco di cinese travestito da giapponese con prezzi gonfiati – non deve sorprendere in Lussemburgo, anzi è la regola – di sbrigarmi a scegliere che dovevo chiudere. Per me possono chiudere per sempre, sono andata in altro posto. È vero che ormai è usanza diffusa che il cliente ha sempre torto – a meno di ristoranti stellati e negozi di lusso – ma in un Paese picccolo senza stress, questa maleducazione è ancora più assurda.
3. Mensa dell’Institute National des Langues
All’estero e in modo particolare in Lussemburgo è già inizata da un pezzo la triste transizione al denaro digitale e sovente mi è capitato che i contanti venissero rifiutati in mancanza di resto o di vedere uno sfacciato fastidio, in quanto i contanti costringono a fare due conti e a usare il cervello. In Lussemburgo tutto, anche un euro di parcheggio, si paga con la carta, e oggi, alla mensa dell’istituto di lingua nazionale, mi hanno lasciato senza cibo perché non avevo i contanti. Anche qui, per me, possono chiudere per sempre.
Un caro saluto dal “paradiso lussemburghese”
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